Le insegne imperiali dell’imperatore Massenzio
Le “insigna Imperii” di Massenzio, rinvenute nel 2005 in una fossa larga 70 per 50 centimetri, a 4 metri di profondità alle pendici sud-orientali del Palatino, grazie ad uno scavo dell’Università di Roma I “La Spienza” ed oggi esposte presso il Museo Nazionale di Palazzo Massimo a Roma.
Figlio del diarca Massimiano, Marcus Aurelius Valerius Maxentius si autoproclamò Imperatore alla morte di Costanzo Cloro e governò l’Italia e l’Africa dal 306 al 312, anno in cui trovò la sconfitta e la morte nella celebre battaglia di Ponte Milvio il 28 ottobre, ad opera di Costantino I.
La campagna di scavo ha riportato alla luce diversi oggetti straordinari, e cioè le uniche insegne di un imperatore della Roma imperiale, le insegne cioè che gli imperatori utilizzavano nelle cerimonie pubbliche, simbolo della loro autorità. Se le insegne militari delle diverse legioni sono ben conosciute ed attestate sia da innumerevoli rappresentazioni su rilievi, monete e pitture sia da diversi rinvenimenti, mancavano all’appello rinvenimenti di insegne imperiali.
Il tesoro consta di parti di tre scettri in ferro e oricalco, adorni con sfere di vetro (giallo e verde) e calcedonio (materiale proveniente da India e Siria, normalmente usato per oggetti ben più piccoli, quali anelli), una punta di lancia a lama semplice, le punte di tre lance da parata e le punte di quattro lance portastendardo, il tutto avvolto dagli stendardi stessi, in lino e seta (di cui sono rimaste tracce), mentre le aste in legno sono perdute.
Le analisi degli strati e di altri materiali rinvenuti nei pressi della fossa attestano che le insegne vennero nascoste tra il III secolo inoltrato e l’inizio del IV: l’ipotesi è che le insegne vennero nascoste appena prima o nell’immediato finale della battaglia di Ponte Milvio, per evitare che cadessero nelle mani dell’esercito di Costantino.
Costantino che, una volta sconfitto Massenzio (decollato, la testa affissa su una lancia – come riporta Zosimo, Storia Nuova – ed il corpo gettato nel Tevere), apporrà al proprio labaro la croce con le lettere greche “XP” (il monogramma di Cristo, Chi-Rho), sostituendolo all’aquila di Giove.