“…densis tamen ordinibus nunc alii in alios, nunc in scuta incumbentes sustinebant impetus Romanorum”
“nondimeno, serrati nelle file, appoggiandosi ora gli uni sugli altri, ora ai loro scudi, sostenevano l’impeto dei romani”
(Livio, XXXV, 5,7)
Tipico dell’equipaggiamento difensivo del guerriero gallico del periodo La Tène è lo scudo oblungo di forma ovale o quadrangolare con spina centrale e umbone metallico di rinforzo a protezione della mano.
Sono tre i ritrovamenti di umboni metallici nell’ambito celtico bolognese: l’umbone della tomba Benacci 176 di Bologna (cremazione), datata alla prima metà del III a.C., l’umbone della “tomba del Guerriero” a Ceretolo di Casalecchio di Reno (inumazione), datata in modo controverso tra la fine del IV-inizio III e la fine del III a.C. e l’umbone bivalve rinvenuto nella tomba 3 a Monterenzio Vecchio, questo non pubblicato ma esposto presso il Museo Civico Archeologico “L. Fantini” di Monterenzio. Più numerosi, invece, i rinvenimenti di orli metallici (o “doccia”) che andavano a ricoprire lo scudo lungo gli orli (sia nelle due estremità, sia, ma è difficile da segnalare per il contesto bolognese, nella sua interezza).
Tomba Benacci 176 di Bologna (260-250 a.C.):
Si tratta di una tomba maschile a cremazione, in cui gli unici oggetti conservati sono quelli della panoplia: spada lateniana con fodero (decorato con il classico motivo dei mostri anguiformi con le fauci spalancate), cinto sospensorio, cuspide e puntale di una lancia e i resti di uno scudo.
Oltre all’umbone di ferro (conformato a farfalla) nella tomba è stato rinvenuto anche il rinforzo in ferro dell’orlo dello scudo, ma non la manopola dello stesso (un’altro rinforzo per orlo di scudo proviene dalla tomba 107 di Monte Tamburino a Monterenzio, inumazione datata alla metà del IV a.C.).
Tomba del “guerriero di Ceretolo” di Casalecchio di Reno (datazione controversa tra la fine del IV-inizio III e la metà del III a.C.):
Nella tomba ad inumazione vennero rinvenuti, oltre ad una oinochoe di fattura etrusca con ansa figurata con danzatore nudo, una ricca panoplia formata da spada lateniana con fodero metallico e relativo cinto sospensorio (perfettamente conservato), una cuspide di lancia, umbone di scudo “a farfalla” più una serie di oggetti d’ornamento personale (fibule, anelli, un bracciale), cesoie, coltelli (rasoi?), un vaso a gabbia e una serie di pedine da gioco in calcare.
Tomba 3 di Monterenzio Vecchio (prima metà del III a.C.):
Tomba maschile ad inumazione, estremamente ricca: oltre ad una enorme quantità di ceramiche per banchetto in pasta grigia ed a vernice nera, vaso a gabbia, cimasa, rasoio, ed a una ricchissima panoplia composta da almeno due pila, spada lateniana con fodero, cinto sospensorio, elnmo in ferro con appliques in bronzo, un umbone bivalve con tracce di legno mineralizzato e un frammento in ferro di orlo dello scudo.
Tomba 36 di Monterenzio Vecchio (330-300 a.C.):
Tomba maschile ad inumazione, appartenente ad un uomo di età tra i 45 ed i 60 anni: come la precedente tomba 3, anche in questo caso di tratta di una sepoltura estremamente ricca per numero di ceramiche da banchetto dotato anche di spiedi, servizio da palestra e per la una ricchissima panoplia composta da tre pila, lancia, spada lateniana con fodero, elmo in bronzo con borchie in ferro decorate con pasta vitrea rossa e un frammento di orlo di scudo in ferro.
Dozza-Arcoveggio (BO): tomba 4b:
Nelle immediate vicinanze dello svincolo autostradale di Bologna-Arcoveggio (A13) sono state rinvenute 5 sepolture ad inumazione risalenti all’età gallica e databili tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., appartenenti alla facies boica del territorio bolognese.
In particolare, nella tomba 4b – appartenente ad un uomo di circa 40 anni, deposto supino e datata alla fine del IV a.C. – è emersa una panoplia che per tipologia si avvicina molto alle panoplie rinvenute a Monte Bibele, composta da spada lateniana e relativi due anelli sospensori in ferro a sezione cava, cuspide di pilum con piccola punta foliata (con relativo tallone; entrambi di notevole dimensione: 82,5cm la cuspide, 30,3cm il cannone) e – tema di questo piccolo contributo – il frammento del rinforzo di uno scudo in lamina di ferro, ripiegato a U della lunghezza di 4,1cm (altre tracce di ferro furono rilevate nel terreno al momento dello scavo). Non vi sono altre tracce riferibili allo scudo, che non presentava quindi la presenza di un umbone metallico, esattamente come nella t.107 di Monte Bibele. Interessante, oltre 2 fibule lateniane, ceramica e a 2 ribattini in bronzo, la presenza nella tomba di una cote in arenaria, con tracce di uso.
Alcune utili rappresentazioni di umboni gallici ci vengono fornite dall’arte etrusca romana di epoca ellenistica:
Particolare della parete B della cosiddetta Tomba Arieti all’Esquilino (datata in modo controverso sia al III che al II a.C.) con scena di combattimento in cui sono identificabili dei fanti galli, rappresentati nel tòpos della nudità ed equipaggiati con la tipica spada lateniana a doppio tagliente ed a manico a X e con scudo oblungo con umbone ad alette (in esposizione presso la Centrale Montemartini di Roma).
Particolare del sarcofago in alabastro di Laris Sentinate Larcna rinvenuto presso Chiusi (fine III a.C.) con scena di combattimento tra etruschi e galli: molto particolareggiato risulta lo scudo gallico, con umbone ad alette e decorazione a cerchielli. Inoltre, il mantello – in pelo animale o in lana grezza – della la figura con lo scudo sembra riecheggiare il riferimento polibiano della battaglia di Talamone, in cui i galli Boi ed Insubri si difesero egregiamente dalle armi da getto romane con i loro saghi (la datazione del sarcofago rientra nella temperie del III a.C., in cui l’Etruria vide avvicendarsi diversi eserciti celtici sin dalla battaglia di Arezzo del 285 fino alle battagile di Fiesole del 225 ed alla catastrofica Talamone, nello stesso anno).
Un fatto estremamente importante dello scudo oblungo (celtico, romano, etrusco, sannita…) è il suo uso offensivo, oltre che difensivo:
Da sinistra: scontro tra nobile Senone (con elmo di Santa Paolina di Filottrano) e triario romano con elmo detto “da Todi” (art by Graham Sumner); uso dello scudo da “De l’utilisation expérimentale du bouclier laténien: un bref aperçu du bel art de guerre celtique” di Guillame Reich.